venerdì 23 marzo 2007

Giorno 1: la RISCOPERTA

Libria vuole essere principalmente una rubrica dedicata ai libri, alle storie, alle parole, un accenno sull'importanza che la narrazione riveste nell'umana ricerca di significati e nel tentativo di mettere ordine al caos; una riflessione sul senso dello scrivere, del raccontare, del leggere e insieme una sfida a percepire e realizzare questi processi creativi in modo più consapevole e non-convenzionale.

"2070: Libria è la megalopoli globale e omnicomprensiva, contenitore inesauribile di soluzioni già pronte e risposte accessibili, è la realtà modello dove finalmente Verità, Pace e Amore sono le parole più in voga tra la popolazione, grazie all'incessante impegno dell'industria culturale, del settore pubblicitario e, soprattutto, delle nostre illuminate élite intellettuali..."

La materia prima di un racconto è costituita dalle parole: le parole sono una risorsa fondamentale del linguaggio che si rivela tanto più preziosa quanto più preserviamo la sua ampiezza, la sua varietà e la sua autonomia da qualsiasi sistema dottrinale e cristallizzazione ideologica, da qualsiasi appropriazione e manipolazione.
Ogni parola è una pluralità irriducibile di significati relativi e mai assoluti, tale per cui la scelta di una parola avviene non solo in relazione alla cultura e al contesto, ma specialmente in virtù dell'intuizione e della sensibilità dello scrittore nell' individuarne e nel coglierne le molteplici sfumature semantiche.

"La differenza che c'è tra la parola giusta e la parola quasi giusta è quella che passa tra un fulmine e una lucciola."
(Mark Twain)

Questa intuizione è ciò che distingue lo scrittore-mago (creatore) dal mediocre erudito-prestigiatore (ostentatore).

Arriviamo dunque alla presentazione del primo libro: Ragionevoli Dubbi di Gianrico Carofiglio.
All'apparenza è un romanzo facile e veloce, quasi innocuo, se non fosse per un sentore indefinibile che aleggia durante la lettura, e permane anche dopo l'ultima pagina e persino dopo aver dimenticato i nomi dei protagonisti; è la sensazione sfuggente di aver sfiorato qualcosa di fondamentale che costringe a tornare indietro, a cercare tra quelle pagine dannatamente semplici (semplici, e non più facili) un pensiero che spesso non è scritto, ma appena accennato in frasi brevissime e nascoste, quasi invisibili, nella narrazione principale degli eventi.
Come annunciato nel titolo, non vi sono risposte, non vi sono nemmeno domande nitide e definite, s'intravedono soltanto frammenti di comprensione in dissolvenza; nelle smagliature della trama, nei non-luoghi del romanzo, ci ritroviamo a "leggere" un’altra storia, una storia che non riusciamo a fissare in regole classificabili, ordinate e coerenti, perchè è la nostra storia, è il nostro bisogno di interpretare i fatti della vita oltre ogni ragionevole dubbio...con questo incantesimo l'autore realizza "la metà più importante della sua arte: l'arte di non scrivere le cose".

Eppure, a un certo punto, il testo diventa estremamente chiaro, concreto, tecnico: il pericolo insito nella standardizzazione del linguaggio, nello svuotamento del contenuto emotivo delle parole, nella manipolazione di qualsiasi espressione linguistica, è un' urgenza tangibile in tutti i "prodotti" della cultura moderna.
Lo scrittore-mago hic et nunc non può non scrivere, non può non cercare di boicottare, di "manomettere" la logica del profitto e della quantità che sta contaminando anche il linguaggio, le storie e la letteratura.

"Le nostre parole sono spesso prive di significato. Ciò accade perchè le abbiamo consumate, estenuate, svuotate con un uso eccessivo e soprattutto inconsapevole. Le abbiamo ridotte a bozzoli vuoti. Per raccontare [per raccontarci], dobbiamo rigenerare le nostre parole. Dobbiamo restituire loro senso, consistenza, colore, suono, odore. E per fare questo dobbiamo farle a pezzi e poi ricostruirle.
Nei nostri seminari chiamiamo "manomissione" questa operazione di rottura e ricostruzione. La parola manomissione ha due significati, in apparenza molto diversi. Nel primo significato essa è sinonimo di alterazione, violazione, dannegiamento. Nel secondo, che discende diretamente dall'antico diritto romano (manomissione era la cerimonia con cui uno schiavo veniva liberato), essa è sinonimo di liberazione, riscatto, emancipazione.
La MANOMISSIONE DELLA PAROLA include entrambi questi significati: noi facciamo a pezzi le parole (le manomettiamo nel senso di alterarle, di violarle) e poi le rimontiamo (le manomettiamo nel senso di liberarle dai vincoli delle convenzioni e dei non significati).
Solo dopo la manomissione possiamo usare le nostre parole per raccontare storie".

Manomettere nel senso di destrutturare, per arrivare a capire che non è possibile destrutturare la parola in sè nè tantomeno i suoi significati, in quanto non esiste nessuna struttura se non la nostra stessa sovra-struttura, per mezzo della quale vorremmo appropriarci delle parole. L' Amore non è "a - m - o - r - e" più di quanto un nome proprio non riveli nulla della persona alla quale si riferisce.

"Libria realizza il grande sogno di Libertà: la nuova umanità non deve più scegliere, non deve più rinunciare, non deve più dubitare; premurosi e fedeli Alter Ego liberano l'individuo dalle catene della responsabilità e delle domande, guidandolo nell'acquisto settimanale di una nuova personalità, nella selezione di nuovi programmi in psicovisione, nell'apprendimento di nuove definizioni mono-funzionali. Nelle nuove officine del sapere i nostri mastri correggono senza sosta i logori punti interrogativi del Sottosuolo in giganteschi e abbaglianti punti esclamativi: ecco i gloriosi grattacieli di Libria!"